Ha 9 anni quando entra nella cucina di mamma – un’insegnante di lettere della provincia di Benevento, sposata ad un colonnello dei carabinieri originario di Messina, e le dice: «Mamma, da grande farò il cuoco».
E poco più di vent'anni dopo, Davide è uno dei più promettenti chef italiani, chef dell'anno 2023 sempre per Michelin, tra gli under 30 selezionati nel 2024 da Forbes per la categoria arte e cultura e tra gli under 40 della gastronomia secondo Fortune.
Inizia a 14 anni, lavorando nei weekend mentre si diploma col massimo dei voti all’alberghiero: «All’inizio la mia scelta non fu ben vista in famiglia, c’era del pregiudizio, ero un po’ secchioncello e avrebbero preferito che io facessi una trafila più “classica”, liceo, università e così via; poi si sono ricreduti».
Un anno dopo era già nella cucina di Don Alfonso, a Massa Lubrense.
Inizia una serie di stage nelle cucine più prestigiose, fino a quella del Noma di Copenaghen, considerato il più importante ristorante al mondo, alla “corte” di chef Rene Redzepi.